Bambini che mangiano “troppo” o “troppo poco”, bambini che mangiano “troppi dolci” o che si “rifiutano” di mangiare le verdure.
Bambini che mangiano per riuscire a placare le emozioni, bambini con “gusti difficili”.
Bambini che selezionano gli alimenti, privilegiandone alcuni e escludendone altri.
Bambini che si rifiutano di provare nuovi sapori e dicono tassativamente “no” ad un nuovo alimento senza, appunto, la curiosità di assaggiarlo.
Questi sono problemi concreti che hanno bisogno di soluzioni altrettanto concrete.
Negli ultimi anni si è fatto molto in tema di salute alimentare e di cambiamento dello stile di vita eppure le domande sono sempre le stesse: “Come posso convincere mio figlio a mangiare in modo più salutare? Come devo comportarmi quando mia figlia non riesce a smettere di mangiare le patatine? Cosa mi invento per farle mangiare le verdure?”.
Alcuni genitori non sono affatto digiuni delle tematiche alimentari e sono anche abbastanza informati su quale dovrebbe essere un corretto stile di vita alimentare. Ma la teoria non basta, è necessaria ma diviene quasi inutile senza la pratica. Ho compreso nella mia esperienza che le persone che si rivolgono a me non vogliono la teoria. La sanno già! Almeno in parte! Vogliono imparare come mettere in pratica i consigli degli esperti. Poca teoria, dunque, e tanti esempi direttamente forniti dalla pratica clinica. Le richieste sono pratiche quotidiane.
Dietro il cibo esiste, quindi, una dimensione relazionale, esperienziale ed emotiva che sia i bambini sia i genitori costruiscono intorno ad esso.
È fondamentale creare delle strategie pratiche al fine di educare i bambini all’alimentazione.
Per quanto sia fondamentale, non basta proporre una corretta alimentazione ai bambini, è anche necessario educarli al significato di scelte alimentari consapevoli perché le ripetano in autonomia.
Mangiare bene fin da piccoli significare porre le basi per una crescita sana.
Spiegare ai bambini quali alimenti sono salutari non è facile, perché solitamente i cibi meno elaborati, allo stato naturale, non sono cosi piacevoli al palato o, meglio, non lo sono se non li abbiamo abituati fin da piccini ai sapori neutri e, quindi, come spesso accade, il loro palato risulta essere “viziato”.
Il lavoro comprende anche falsi miti da smantellare, nati da cattiva informazione e propaganda delle aziende agroalimentari; schemi nutrizionali superati, che non tengono conto dello scenario attuale delle problematiche alimentari dell’infanzia, pubertà e adolescenza. E, in ultimo, cattive abitudini da perdere.