Curcuma: oro dall'oriente per la nostra salute

Manuela Micucci • mar 31, 2021

La curcuma, preziosa non solo in cucina

La curcuma è una spezia preziosa, che molti di noi conoscono per il suo utilizzo in cucina e che si adatta a molte ricette anche nostrane. Nell’ultimo decennio, risulta oggetto di studio da parte del mondo scientifico per il suo contenuto di composti biologicamente attivi.


La curcuma Longa, questo il suo nome botanico, fa parte delle zingiberacee ed è una pianta originaria del sud est dell’India, infatti, cresce soltanto in luoghi caldi con abbondanti piogge. Da millenni usata sia dalla Medicina Tradizionale Cinese (MTC) sia da quella Ayurvedica, oggi viene utilizzata in maniera diffusa per le innumerevoli proprietà derivanti dalla sua composizione fitochimica. Considerati i benefici derivanti dal suo uso, possiamo annoverarla tra i cibi maggiormente protettivi e, per tale ragione, ho deciso di dedicarle un articolo per farti conoscere le potenzialità di questa pianta ed i vantaggi che possiamo avere dal suo utilizzo.

Oriente e Occidente: i diversi usi

Nei luoghi di origine, in generale nel mondo orientale, viene consumata sia fresca sia essiccata, mentre in Occidente è raro trovarla fresca e generalmente si trova in polvere. Della pianta si utilizzano i rizomi che, una volta essiccati, vengono ridotti in polvere, ottenendo una finissima sostanza arancione che alcune popolazioni Hindu utilizzano per tingere i tessuti. In Occidente a volte è stata usata come adulterante dello zafferano, a scopo di profitto per le aziende commerciali, poiché quest’ultimo è molto più costoso. Anche in Oriente, però, non manca la scorrettezza di aziende agroalimentari che utilizzano ossido di piombo come colorante o, addirittura, il giallo acido 36 che è un colorante vietato nei cibi in Europa.


Il sapore e l’odore della curcuma risultano essere acri e pungenti, e certamente gli occidentali sono meno abituati a portare in tavola certi sapori rispetto ad altre culture dove le spezie arricchiscono quotidianamente le pietanze. Non a caso, rientra come ingrediente del famosissimo curry, cui dona appunto il suo classico colore giallo arancio.


La curcuma va utilizzata con attenzione perché macchia ogni tessuto con cui viene a contatto e difficilmente si riesce a portarla via, macchia anche la pelle, ma in questo caso riusciamo a toglierla con abbondante sapone e acqua calda. Un consiglio che ti do è utilizzare sempre un cucchiaino o un dosatore di spezie per evitare di trovarti le mani e in particolare le unghie giallognole per diversi giorni!

Cenni di Medicina Tradizione Cinese ed uso in cucina

In Medicina Tradizionale Cinese, il rizoma prende il nome di Jiang Huang, che significa “zenzero giallo” ma gli effetti delle due erbe sono piuttosto diversi. Zenzero e curcuma hanno in comune il fatto che riscaldano e dinamizzano ma, mentre lo zenzero muove principalmente il Qi, l’effetto della curcuma è diretto maggiormente al sangue. In MTC, dunque, si dice che la curcuma dinamizza o ravviva il sangue e il suo funzionamento è diretto al fegato. Il suo sapore amaro e piccante ma di natura tiepida agisce, infatti, sui meridiani di milza e fegato, raffreddando il calore di quest’ultimo. Viene utilizzata per stimolare la circolazione a livello epatico ed eliminare la stagnazione. Per tale motivo non deve essere adoperata in gravidanza, in donne con mestruo abbondante, in presenza di calcoli biliari e in presenza di malattie epatiche e renali.


In cucina, la curcuma può essere usata in una molteplicità di preparazioni: dal condire i primi piatti, in particolare cereali in chicchi, verdure e zuppe, ad alcuni piatti di carni (generalmente si sposa meglio con quelle bianche, famoso infatti il pollo al curry). Io a volte la consiglio, nei soggetti ipertesi o con problematiche di ritenzione idrica, in sostituzione del sale da cucina. Certamente bisognerà abituarsi al suo sapore, che possiamo rendere meno forte aggiungendo dell’olio di cocco, altro ingrediente prezioso che consiglio.


Tra le tante ricette a base di curcuma, te ne ricordo che per lungo tempo è stata protagonista delle ricerche nel web: il GOLDEN MILK che io ho rivisitato, dietro riflessioni naturopatiche che brevemente posso spiegarti dopo averti mostrato la sua preparazione.

Come preparare il Golden Milk

Prima di tutto, alla base di questa ricetta c’è la preparazione della pasta di curcuma, che deve avvenire prima, scaldando 130 ml di acqua. Una volta portata a bollore l’acqua, spegni e versa 50 grammi di curcuma in polvere. Mescola fino ad ottenere una pasta omogenea, che potrà essere conservata in frigo circa un mese in un barattolo ermetico.


Per la tua dose quotidiana di Golden Milk scalda 300 ml di bevanda vegetale di mandorla, cocco o avena, aggiungi 1 cucchiaino di pasta di curcuma precedentemente preparata, un cucchiaino di olio di cocco o mandorle per uso alimentare e 1 cucchiaino di miele di acacia. Sfiora il bollore, spegni e mescola bene al fine di amalgamare il tutto. Versa in una tazza e a piacere spolvera con cannella. Nella mia ricetta ho escluso il pepe, comunemente usato per migliorare l’assorbimento della curcuma, che ho sostituito con olio di cocco. Eventualmente puoi aggiungere una spolverata di zenzero per appunto facilitare l’assorbimento. La piperina viene spesso utilizzata in molti composti fitoterapici per potenziare l’assorbimento di alcuni principi attivi, ma interferisce con un enzima epatico, riducendo nel tempo la funzionalità di una delle fasi del fegato.


Il Golden Milk può essere utilizzato tutti i giorni per un periodo di tempo di un mese, meglio la mattina a colazione, consumato caldo o appena tiepido. Non consiglio di conservarlo in frigo, per poi berlo successivamente. L’utilizzo sistemico da 15 giorni ad un mese ha effetto su infiammazioni di basso grado che coinvolgono tutta la fisiologia, dovute a disturbi sia articolari sia gastrointestinali. Oppure potremmo utilizzarla occasionalmente anche una volta a settimana, come alternativa alla colazione.


Anche se l’impiego in cucina di questa spezia non può che essere salutare e, quindi, consigliabile a chiunque volesse approcciarsi a spezie che generalmente non appartengono al nostro repertorio culinario, il suo componente attivo, la curcumina, non è molto biodisponibile.

Cosa vuole dire fare integrazione con la curcuma

Per sfruttare le proprietà della curcuma, utile in varie situazioni che nel prossimo paragrafo ti indicherò, non sarà sufficiente utilizzarla in cucina, ma sarà necessario assumerla sotto forma di integratori alimentari. Gli integratori alimentari sono, appunto, alimenti con maggiore biodisponibilità del principio attivo della sostanza che si deve assumere.


In linea generale possiamo utilizzare la curcuma in prevenzione, fino a 4 mesi con dosaggi sino a 10g al giorno di curcuma in polvere, con un profilo di sicurezza supportato da evidenze scientifiche.


Preferisco sempre utilizzare prodotti che abbiamo la curcuma fitosomata, sia per il principio della disponibilità e del corretto assorbimento, sia per evitare interazioni con alcuni farmaci e problemi di metabolismo epatico.


Sicuramente ci sono soggetti che non possono farne uso e li indicherò di seguito insieme alle possibili controindicazioni.


Ti consiglio due validi prodotti che puoi acquistare utilizzando i seguenti link, la Curcumina Nobil3 ed il Flogisen AVD. Segui i dosaggi indicati nelle confezioni; mi permetto però di darti qualche ulteriore consiglio:

  • per quanto riguarda la curcuma della Nobil3, assumi una compressa ad ogni pasto principale con un cucchiaino di MCT Oil poiché, come detto sopra, gli acidi grassi a catena media contenuti in questo olio ne migliorano l’assorbimento (la curcumina è liposolubile, quindi, si assorbe meglio se sciolta in un grasso). Inoltre, inserire l’olio MCT nella nostra alimentazione ha ulteriori benefici, sia dal punto di vista metabolico (miglioramento del profilo lipidico), sia per la trasmissione nervosa all’interno della membrana cellulare (efficienza energetica della cellula);
  • assumi il Flogisen durante o appena terminato il pasto, ad esempio una compressa a pranzo ed una a cena. Per migliorare l’effetto di questo integratore che agisce su infiammazione e dolore articolare, aggiungiamo Epadx AVD, una prima di pranzo ed una prima di cena. In questo modo, interveniamo sull’infiammazione di basso grado che, oggi, risulta essere comune denominatore di molte patologie anche degenerative. 


Desidero precisare che questi sono consigli e non prescrizioni, quindi, in caso di patologie particolari od altre terapie farmacologie sistemiche, devi chiedere il parere del tuo medico.


Se, invece, volessi maggiori informazioni od essere seguito per raggiungere un equilibrio psico-fisico o risolvere alcuni disturbi specifici, puoi contattarmi per avere informazioni più dettagliate o prendere un appuntamento.

Utilità della curcuma

I principi attivi sono quelli appartenenti ai CURCUMINOIDI; tra tutti, la CURCUMINA è il più studiato e rappresenta circa l’80% dei principi presenti nella polvere.


La Curcumina ha un sapore terroso, amaro, piccante ed estremamente volatile, e le sono riconosciute qualità di grande interesse dal punto di vista terapeutico.


La Curcuma (Curcuma longa) ha dimostrato, da un lato, una profonda attività antinfiammatoria naturale, dall’altro, proprietà antinfettive di estremo interesse (non dimentichiamo che la curcuma appartiene alla stessa famiglia dello zenzero). Già queste caratteristiche la rendono un prodotto di spicco sul piano della modulazione naturale del sistema immunitario.


Uno studio recentissimo, pubblicato nel 2008 su Psychopharmacology, ha dimostrato che il tubero della Curcuma ha anche proprietà antidepressive. In particolare, si è studiato l’effetto che i Curcuminoidi svolgono sul sistema nervoso centrale nella regolazione di due importanti neurotrasmettitori come la Serotonina e la Dopamina, coinvolti nella modulazione degli stati emotivi. Oltre a definire in modo rigoroso il meccanismo d’azione responsabile dell’attività antidepressiva della curcuma, non diverso da molti principi attivi farmacologici, questo studio è di estremo interesse nel valutare le possibilità offerte dall’integrazione della curcuma nelle terapie antidepressive classiche. L’azione dei curcuminoidi è pienamente sinergica a quella degli antidepressivi chimici e permette di ottenere una migliore modulazione della concentrazione di Serotonina e Dopamina.


Questo non fa che confermare le potenzialità offerte da una medicina integrata che sappia affiancare alle terapie classiche quelle naturali bilanciando le possibilità di ognuna di esse in base alle esigenze del malato.


Tra le molteplici azioni della curcuma, le principali sono:

  • AZIONE ANTINFIAMMATORIA
  • AZIONE ANTIOSSIDANTE
  • AZIONE ANTICANCEROGENA

L'azione antinfiammatoria

La curcuma agisce contro l’infiammazione similmente ai cosiddetti FANS, cioè i farmaci antinfiammatori non steroidei, spesso acquistabili come farmaco da banco (Ibuprofene, Diclofenac, Ketoprofene, ecc…). L’azione di questi farmaci riguarda principalmente la produzione di ciclossigenasi, denominate COX e suddivise in COX1 e COX2. Le prime sono deputate a diversi meccanismi fisiologici, le seconde invece sono prodotte quando c’è uno stimolo patologico. La produzione di quest’ultime porta ad una cascata di eventi che, a partire dall’acido arachidonico, termina con la produzione di prostaglandine, leucotrieni e trombossani. Queste sostanze, o una parte di esse, come per esempio le prostaglandine PGE2, inducono modificazioni del tessuto, creando ad esempio gonfiore, dolore, arrossamento e diminuzione della funzionalità locale. Per esempio, una contusione in una parte del corpo od una slogatura della caviglia risulterà rossa, dolente, gonfia e con ridotta mobilità.


Mentre l’uso di farmaci come quelli sopra indicati tende a ridurre sia le COX1 sia le COX2, danneggiando l’organismo e in particolare la mucosa gastrica, la curcuma agisce selettivamente sulle COX2, evitando di creare danni al nostro organismo e allo stomaco. Al contrario, diversi studi hanno dimostrato un effetto protettivo anche contro le infiammazioni dello stomaco.


Personalmente, consiglio più spesso la curcuma per le infiammazioni gastro-enteriche che per le infiammazioni articolari!

L'azione antiossidante

Come spiegato in altri articoli del mio blog, la produzione eccessiva di radicali liberi induce più rapidamente l’invecchiamento cellulare.


Chi vive in città è sicuramente più esposto ad una quantità maggiore di agenti inquinanti, come polveri sottili, metalli pesanti ed idrocarburi vari. A questi, poi, possono aggiungersi comportamenti scorretti, quali il fumo, l’eccessiva esposizione al sole, l’utilizzo prolungato di cellulari e dispostivi elettromagnetici, e non mi riferisco solo alla Wi-Fi, ma, ad esempio, avere nelle vicinanze della propria abitazione cavi di alta tensione, cabine elettriche o anche vivere in ambienti poco areati e luminosi.

Sebbene per questi fattori di rischio non si possa avere la certezza assoluta del nesso, resta valido il principio precauzionale e, pertanto, è necessario ridurli il più possibile.


I radicali liberi, se prodotti in eccesso, perché vengono normalmente utilizzati dall’organismo stesso per vari processi che coinvolgono anche i sistemi di difesa delle nostre cellule immunitarie, possono provocare danni in tutti gli organi del nostro corpo. Ci potranno essere danni a carico dell’apparato cardiovascolare, del sistema nervoso, di quello respiratorio o cutaneo fino all’invecchiamento precoce.


L’attività antiossidante della curcuma è da attribuire alla capacità della curcumina di attivare diverse proteine antiossidanti attraverso la via Nrf2. La via Nrf2 è un sistema di difesa cellulare che si attiva in presenza di stress ossidativo, inducendo l’espressione di proteine ad azione antiossidante. La curcumina è in grado di potenziare questo sistema e, quindi, è molto utile nella prevenzione e nel trattamento delle patologie caratterizzate da stress ossidativo (invecchiamento, diabete, patologie cardiovascolari, malattie neurodegenerative, cancro, ecc..). A differenza di molti altri antiossidanti, la curcumina ha una duplice attività in quanto è in grado sia di prevenire la formazione di radicali liberi sia di neutralizzare i radicali liberi già esistenti. La proprietà antiossidante è molto superiore rispetto a quella della vitamina E, della vitamina C e del beta-carotene.


L’azione antiossidante svolta dalla curcuma si basa sul bloccare il fattore di trascrizione NF-kB e, quindi, la produzione di molecole che aumentano i processi infiammatori (citochine proinfiammatorie) come il TNF e varie interleuchine. Anche in questo caso, la curcumina è molto utile nella prevenzione e trattamento di malattie su base infiammatoria (colite, pancreatite, malattie neurodegenerative, malattie cardiovascolari, malattie autoimmuni, malattie infiammatorie intestinali come il morbo di Crohn, obesità, diabete, malattie respiratorie tipo asma e bronchite, e psoriasi).

L'azione antitumorale

Anche in questo caso l’azione è esplicata dalla curcumina e mi preme sottolineare che non deve in alcun modo generare false prospettive di cura o di guarigione.


L’utilizzo della curcuma, come di altri integratori, costituisce un valido supporto alle terapie sistemiche ufficiali e contribuisce alla loro efficacia, poiché sostiene le funzioni metaboliche del corpo che, impegnato a combattere la malattia, non può essere in equilibrio.


La curcuma, insieme ad altre sostanze come aglio, broccoli e tè verde, ha un’azione preventiva del cancro inibendo la fase iniziale, cioè la trasformazione della cellula normale in cellula cancerogena. In sostanza, blocca l’azione di sostanze cancerogene prima che riescano a danneggiare il DNA e fargli produrre cellule virtualmente immortali, che cioè crescono senza alcuna regola e senza alcun limite, al contrario delle cellule normali. Queste, infatti, ricevono segnali che ne bloccano l’ulteriore crescita una volta raggiunto il numero stabilito. Naturalmente, interviene anche nella seconda fase, quella definita di propagazione, quando una cellula tumorale inizia a replicarsi in modo esponenziale: si tratta quindi di un cibo che presenta uno spettro di azione completo. In molti tumori, perlomeno quelli solidi, è sempre presente un’infiammazione come causa o come effetto. Per esempio, la presenza prolungata dell’Helycobacter Pylori nello stomaco, può portare allo sviluppo di un carcinoma gastrico proprio perché produce un’infiammazione prolungata della mucosa gastrica. Ecco perché la curcuma ha duplice azione, contrastando l’infiammazione di basso grado e prevenendo la possibilità di creare un terreno favorevole per le cellule cancerose.


Per concludere la spiegazione del meccanismo di azione di questa spezia, essa agisce su tutti i meccanismi di azione alterati della cellula malata, dalla proliferazione, alla resistenza apoptosica (morte cellulare) e processo metastatico.


L’uso quotidiano di alimenti ricchi di antiossidanti rappresenta la nostra assicurazione sulla vita, almeno in parte. La curcuma, rientrando in questi alimenti, non dovrebbe mancare dalla lista della spesa.


Come indicato più volte in questo articolo, non basta condire con la curcuma per essere sicuri di non essere soggetti a certe patologie.


Ogni cellula del nostro organismo riceve, ogni giorno, circa diecimila attacchi potenzialmente pericolosi ma, grazie ai meccanismi di difesa insiti nel nostro organismo (enzimatici, immunitari e antiossidanti) riesce a combatterli nel 99% dei casi. Per supportare e aiutare il nostro corpo a fare ciò, è necessario seguire una serie di comportamenti corretti e l’alimentazione giusta gioca un ruolo fondamentale.


Occorre, poi, modificare ed eliminare il più possibile tutti gli stili di vita potenzialmente pericolosi

Meccanismi di azione della curcuma

Secondo un recente studio del 2019, la curcumina assunta per via orale, una volta raggiunto l’intestino, viene trasformata dai microbi che lo popolano in una serie di metaboliti molto più attivi della curcumina stessa. Questi metaboliti sembrerebbero avere un ruolo neuroprotettivo. La tetraidrocurcumina è il derivato più studiato nella neuroprotezione: sembrerebbe ridurre lo stress ossidativo ed i processi di apoptosi nei neuroni, riduce la neuroinfiammazione e migliora la funzione neurocomportamentale. Inoltre, sempre la tetraidrocurcumina può prevenire la neurodegenerazione tipica della malattia di Parkinson. Sembrerebbe anche essere utile nel morbo di Alzheimer in quanto mantiene normale la struttura e funzione dei vasi cerebrali e delle sinapsi.


La curcumina, dopo ingestione per via orale, può esercitare effetti regolatori sul microbiota intestinale, le cui alterazioni sono collegate a numerose malattie metaboliche e non solo. In uno studio comparativo sul microbiota intestinale di topi ai quali viene somministrata curcumina, è stata osservata una variazione significativa della composizione del microbiota rispetto ai topi di controllo ai quali non è stato somministrato nulla. In particolare, nei topi che hanno ricevuto la curcumina, si è verificata una riduzione di batteri appartenenti alla famiglia Prevotellaceae, Bacteroidaceae e Rikenellaceae, spesso coinvolti nell’insorgenza di diversi disturbi sistemici.


L’integrazione con curcumina può essere utile anche nel trattamento del diabete mellito di tipo 2: uno studio del 2019 ha mostrato che trattando topi diabetici con curcumina si assiste ad un miglioramento della sensibilità insulinica, riduzione della glicemia e ad un miglioramento della dislipidemia.


La curcumina è molto efficace nel trattamento delle malattie cardiovascolari attraverso diversi meccanismi: riduzione dei lipidi plasmatici, aumento dei livelli di HDL, riduzione della perossidazione lipidica, riduzione delle lesioni aterosclerotiche e miglioramento della funzione endoteliale.


Come confermato da uno studio del 2018, la curcumina ha mostrato un miglioramento dei sintomi e dei processi infiammatori in topi affetti da artrite reumatoide.


Il primo studio sulla curcumina risale agli anni ’70, quando un gruppo di ricercatori indiani dimostrò il suo effetto ipocolesterolemizzante (riduzione del colesterolo) sui ratti.


Il grosso delle ricerche però prese il via circa 20 anni dopo, ad opera soprattutto del Prof. Bharat Aggarwal. Questi, negli anni ’80, fu il primo a purificare il TNF alfa e beta (Fattore di Necrosi Tumorale), un potente fattore antitumorale prodotto dal nostro organismo. Questa molecola, infatti, è in grado di distruggere i tumori, ma solo se rilasciata localmente. Se, invece, circola liberamente nel sangue, ha un effetto opposto, cioè può facilitarne la crescita: il TNF stimola una importante proteina la kappa B (NF kappa B) che a sua volta attiva una serie di geni coinvolti nell’infiammazione e nella proliferazione cellulare. Questa associazione tra infiammazione e proliferazione cellulare fece tornare Aggarwal indietro con la memoria alle sue radici indiane: gli venne in mente che la medicina ayurvedica utilizza la curcuma come un valido rimedio antinfiammatorio. Allora, la mise a contatto con le colture cellulari e, con sua grande sorpresa, l’attività del TNF e del NF kappa B fu prontamente bloccata. In seguito, fu in grado di dimostrare che il principale inibitore di questi fattori infiammatori era proprio la curcumina.


Ecco perché, in seguito a queste considerazioni, sono stati condotti centinaia di studi che hanno evidenziato i meccanismi d’azione della curcuma a livello fisiologico nel trattamento dei disturbi e delle malattie sopracitate.


Certamente tutte le malattie che sono state indicate in questo articolo vanno affrontate dal medico competente, soprattutto quando si tratta di malattie multifattoriali quali appunto l’Alzheimer e le patologie autoimmuni. Sarà sua la scelta di affiancare alla medicina ufficiale le terapie naturali o integrate che offrono, come abbiamo visto nel caso della curcuma, un valido sostegno sia nel decorso della malattia sia nel potenziare gli effetti della terapia farmacologica.


Possiamo, invece, tranquillamente utilizzare la curcuma a scopo preventivo, fatta eccezione per alcune controindicazioni che specificherò più avanti.


L’utilizzo della polvere è stato testata fino a 4 mesi con dosaggi che arrivano anche a 10 grammi al giorno, con un notevole profilo di sicurezza. Se scegliamo, quindi, i metodi casalinghi fai da te, possiamo iniziare con un cucchiaino al giorno di polvere.


Il problema della scelta di utilizzare questa spezia in polvere è quello della scarsa biodisponibilità, pertanto ti consiglio di assumerla in concomitanza di un olio di oliva o di cocco. Ti ricordo che nell’uso della polvere assumiamo poco principio attivo derivato dalla curcumina, ecco perché dovremmo poi assumere quantitativi notevoli. L’ideale è utilizzare un buon integratore di quelli sopra indicati al fine di favorire il corretto assorbimento. Quindi, ti invito ad integrare correttamente questa spezia, utilizzando la nutraceutica!

Quando non è indicata

La curcuma ha un profilo di sicurezza elevato, per cui, di per sé, non pone rischi nell’uso quotidiano. Va però valutata dal medico la sua contemporanea assunzione con alcuni farmaci quali anticoagulanti o immunosoppressori. Se scegliessi di utilizzare invece l’epadx di avd reform non ci sono interazioni in quanto fitosomata e complessata. Magari distanzia l'assunzione della curcuma di un paio di ore dal farmaco, ma questo vale come regola quando si sceglie di utilizzare la medicina integrata in associazione alla convenzionale.


In gravidanza e allattamento, poiché non ci sono studi certi che comprovano la sua reale sicurezza, se ne sconsiglia l’utilizzo.


È sconsigliata in soggetti che abbiamo calcoli della colecisti, ma non nelle epatopatie. In questo secondo caso, è utile per migliorare anche gli esami emato-chimici epatici.


In ogni caso, occorre sospendere l’utilizzo della curcuma in caso si verifichino reazioni cutanee o allergiche.

Biodisponibilità

È necessario tener conto della disponibilità del principio attivo della curcuma poiché, a livello epatico, la sua coniugazione in fase II ne riduce fortemente le quantità disponibili. In molti casi, studi effettuati su volontari non hanno riscontrato la sua presenza, né quella dei suoi metaboliti neanche a livelli di consumo elevato nell’alimentazione quotidiana. Tra l’altro, in quasi tutti gli studi viene usata la curcumina, il suo principale composto attivo, e non la curcuma, per tale ragione, come sopra evinto, la cosa migliore per sfruttare al meglio le proprietà di tale sostanza è quella di assumerla tramite corretta integrazione.


Considerata la difficoltà di raggiungere concentrazioni plasmatiche sufficientemente valide ai fini antiinfiammatori, antitumorali e antiossidanti, si ipotizza che, ad agire insieme alla curcumina, sia l’azione di altri curcuminoidi che entrano in gioco in maniera sinergica. Si suppone anche che ad agire siano metaboliti della curcumina oltre che essa stessa.


Uno dei metodi maggiormente studiati sul piano scientifico, ai fini dell’assorbimento, è l’utilizzo della piperina come adiuvante, dal momento che è in grado di aumentare notevolmente la disponibilità inibendo l’azione di coniugazione epatica. Ma, come indicato in uno dei paragrafi precedenti, tale sostanza potrebbe inibire un enzima di notevole importanza del fegato. Anche se molte aziende producono integratori di curcuma in associazione alla piperina, io ti consiglio quelli indicati nei link.


Altro metodo, già menzionato, è l’utilizzo di un fosfolipide, quindi di un grasso, come olio di cocco e olio di oliva.


Concludo dicendo che l’uso quotidiano di alimenti ricchi di antiossidanti rappresenta la nostra assicurazione sulla vita, almeno in parte. La curcuma, rientrando in questi alimenti, non dovrebbe mancare dalla lista della spesa

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