Dipendenze alimentari: il cioccolatismo

Manuela Micucci • mar 26, 2020
Considerato il periodo che stiamo attraversando, costretti a rimanere a casa (tranne qualche categoria di lavoratori), indubbiamente siamo spinti a mangiare di più e alcuni di noi si ritrovano a fare i conti con le dipendenze alimentari.

Chi di noi non ne ha? 

In questo capitolo, vi parlo di una dipendenza, piuttosto comune, quella da cioccolato

Si perché il cioccolato piace a tutti (carnivori, vegani, vegetariani...), nessuno ne vuole sentir parlar male e troviamo anche molti articoli che mettono in evidenza i suoi benefici. Infatti, viene consigliato per migliorare l'umore e addirittura abbassa i livelli di colesterolo cattivo. Inoltre, risulta essere un antiossidante per il contenuto di polifenoli. 

Sicuramente il cacao, come alimento, contiene in sé delle sostanze benefiche, ma volevo esprimere il mio punto di vista e spiegarti alcune cose interessanti che, tra l'altro, non possono essere messe in discussione. 

La prima riguarda la lavorazione del cacao; esso viene ottenuto da una serie di processi che rendono questo elemento gradevole al palato, altrimenti cosi come lo si trova in natura non piacerebbe quasi a nessuno per il fatto di essere davvero amaro! Perché quando pensiamo al cioccolato, anche quello fondente, pensiamo comunque a qualcosa di dolce!!! 

Ritornando alla sua trasformazione, esso viene fermentato dalle 3 alle 6 ore, con conseguente ossidazione dei polifenoli a temperature di circa 50°, successivamente essiccato al sole per 1-2 settimane. Poi tostato a 100-120° per qualche ora, pressato e colato con ulteriore calore per separare la parte grassa (burro di cacao). In ultimo, avviene la macinazione della parte secca e solubilizzazione. Capite come un alimento che viene processato in questa maniera non è un alimento da consumare come madre natura lo ha creato!

Mentre, per quanto riguarda il suo contenuto, il cacao è ricco di acidi grassi saturi, a catena lunga, che sono i peggiori, nella quantità circa del 25% nella polvere di cacao amaro e del 30% nel cioccolato gianduia. 

E vorrei anche farti una precisazione fra cacao in polvere, cioccolato fondente e quello al latte. 

Nel primo, non vi è colesterolo. Gli altri due contengono burro di cacao e zucchero, e nell'ultimo latte o latte in polvere. Pertanto, qualsiasi tipo di cioccolato scegliamo di mangiare, anche quello all'85-90%, troviamo sempre dei grassi e zucchero. Per non parlare del burro di cacao, che viene spremuto a caldo e, a volte, estratto con solventi chimici e, in alcuni casi, potrebbe essere addizionato di paraffina.

Il cioccolato, infine, rilascia scorie acide, rubando minerali all’organismo, e contiene acido ossalico non adatto a chi soffre di calcolosi renale. 

Quello che ti ho appena spiegato era per far chiarezza sul fatto che spesso si esaltano i suoi effimeri vantaggi, senza tener conto degli svantaggi a lungo termine se, ovviamente, se ne facesse un uso abituale e costante.

Perché il cioccolato crea dipendenza?

Nel cioccolato sono contenute sostanze come teobromina, caffeina, feniletilamina e metilxantine, aminoacidi precursori della dopamina, che possono alleviare sintomi come la stanchezza, dandoci una "botta di energia", calmare l'ansia o migliorare il tono dell’umore. Tutti sintomi che insorgono spesso per cattive abitudini alimentari.

Cosa ci spinge a cercarlo costantemente e a non saper dir di "NO"?

Provare il piacere del gusto, mangiando cioccolata, è normale, ma esserne dipendenti nasconde un disagio fisico o psicologico. Dato che nel cioccolato è presente, se pur in minime quantità, una sostanza denominata anandamide, un cannabinoide capace di simulare gli effetti della marijuana, il suo utilizzo potrebbe indurre uno stato di calma.

Alcuni di noi, soprattutto le donne, vivono il cioccolato come "un intimo piacere", un momento di soddisfazione o di "allegria" oppure come "gratificazione" e risorsa per rigenerarsi. Ci sono dei meccanismi mentali che si attivano nel momento in cui un cibo diviene una sorta di premio, ad esempio, per aver concluso un lavoro o per sentirsi accettati dagli altri. Delle volte, un cibo ci rimanda a dei momenti legati all'infanzia (l’olfatto attiva una parte del nostro cervello chiamata "amigdala" sede appunto dei ricordi).

Dobbiamo quindi riconoscere che ci sono stati d'animo, quali l'insoddisfazione, l'irrequietezza, la nostalgia che ci portano a non essere in equilibrio e in armonia con noi stessi, a cercare nel cibo una compensazione, e da qui innescare un meccanismo di dipendenza.

Perché in fase pre-ciclo siamo ancora più attratte dal cioccolato e in generale dal dolce?

Durante la fase pre-mestruale, che generalmente inizia una settimana prima del ciclo, diminuisce il metabolismo della serotonina, ormone implicato nel tono dell'umore. Esso viene prodotto a livello del cervello partendo da un semplice aminoacido, il triptofano, che, dopo essere processato da un enzima, attraversa facilmente la barriera emato-encefalica aumentando i livelli di quest'ormone. L'aumento della disponibilità di zuccheri semplici, aumentando i livelli di insulina, induce un maggior immagazzinamento del triptofano all'interno delle cellule al fine di sintetizzare la serotonina. Ecco perché è facile avvertire un irrefrenabile desiderio di dolci e cioccolata, che non sempre si riesce a controllare. 

Cosa fare per contenere la voglia irrefrenabile di dolce prima del ciclo?

Bisogna favorire l'aumento della serotonina ed evitare il calo degli zuccheri. Elementi importanti per la sintesi della serotonina sono la vitamina B6 ed il magnesio. Infatti, da questi elementi le cellule ricavano una maggior efficienza nel sintetizzare la molecola.

Pertanto, a chi soffre di sindrome premestruale consiglio l’utilizzo di un buon magnesio associato alla vitamina B6, come il T-Mag della AVD Reform.

Rifletti... il cioccolato non è un alimento necessario, nonostante i suoi benefici, ma è qualcosa che ha a che vedere con il “piacere della vita”. 

E allora perché rinunciarci ti starai chiedendo? Come fare a interrompere la ricerca smodata?

Non devi rinunciarci, ma limitarne l’uso e capire i meccanismi che ti inducono all'eccesso, lavorando sul riconoscere gli stati d’animo che precedono la sua ricerca. Fai questo esercizio prima di scartare un cioccolatino o di correre ad aprire la dispensa in cucina e mordere quella tavoletta di cioccolato; chiediti quali sono i tuoi stati d’animo in quel momento, prendi carta e penna e scrivili. Puoi aiutarti con un semplice schema: 
  • PENSIERI: cosa sto pensando in questo momento?
  • EMOZIONI: qual è il mio stato d’animo in questo preciso istante?
Fare questo esercizio, innanzitutto, non ti fa precipitare a mangiare cioccolato e, una volta completato, sicuramente ti troverai in una condizione diversa rispetto a quella iniziale. PROVACI!

Ora, ti stai chiedendo se ci siano valide alternative

Certamente! 

Puoi sostituire il cacao con la farina di carrube. Essa è naturalmente dolce, senza glutine e lattosio, priva di stimolanti nervini e ha pochissimi grassi. Con la sua farina si possono preparare dolci e dessert o può essere sciolta in un latte vegetale per arricchirne il sapore. 

Oppure, utilizza una crema di nocciole e cacao biologica, che non contiene zuccheri, latte e suoi derivati. 

Recandoti in un negozio di alimentazione naturale puoi scoprire il malto di nocciole, che contiene solitamente malto di mais (mais, acqua, orzo) per il 55-60% e crema di nocciole per la restante parte. 

Che ne dici? Non ti sembra qualcosa di più naturale? E se fosse anche buona?

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