Fame emotiva

Manuela Micucci • apr 28, 2023

Possiamo smettere di mangiare troppo?

«Quando sono nervoso o mi preoccupo eccessivamente, tendo a mangiare di più». 


Di sicuro avrai sentito dire queste parole ed è anche possibile che sia stato proprio tu a pronunciarle. 


Sono processi che divengono poi circoli viziosi. 


Quando siamo agitati, mangiamo di più, di conseguenza, quando il nostro peso aumenta e il nostro corpo cambia, ci sentiamo anche peggio. 


Si tratta della “fame ansiosa”, cioè una spinta a mangiare che non è connessa ad uno stato di bisogno fisiologico (avete consumato il vostro normale pasto e lo stomaco non brontola), ma che si sviluppa in risposta ad un’emozione che potrebbe essere la paura, la noia, la rabbia, o stati mentali connessi a situazioni di frustrazione, delusione o al sentirsi sconfitti.


È capitato a tutti di mangiare più del solito in certi momenti o periodi della vita, ma non è tutto. Lo facciamo perché spinti da un’inspiegabile ansia che ci obbliga a spizzicare del cibo spesso calorico, preconfezionato e quindi non salutare. E, ancora, aprire il frigorifero durante la notte, quando invece dovremmo dormire, oppure fermarci in quella pasticceria che vende dolci così invitanti.


Cosa ci spinge a farlo?


Cosa si nasconde dietro la fame ansiosa?


Il cibo forse ci dà quella felicità e ci appaga di ciò che non abbiamo nella vita di tutti i giorni?


Mentre la fame fisiologica è un bisogno concreto del corpo, che quando soddisfatta cessa, comunicando al nostro sistema nervoso una sensazione di sazietà, la “fame emotiva” è più difficile da soddisfare, perché risulta alimentata dalla fonte di natura emotiva che l’ha evocata.


Quando la fame nervosa diviene sostanziale, ovvero non occasionale, e la persona attua più frequentemente “abbuffate” in conseguenza alle quali sperimenta un forte senso di colpa, può prendere la forma di un disturbo da alimentazione incontrollata, tecnicamente detto “binge eating”.

Ansia di mangiare o mangiare per ansia?

È un problema molto comune che ci obbliga a porci le classiche domande: «ho davvero fame?» «sto mangiando perché il mio corpo ne ha davvero bisogno o lo faccio solo per puro piacere?», «mangio per riempire un vuoto che non so bene come spiegare?».


Bene, in primo luogo, devo dirti che il semplice fatto di porsi queste domande è già una cosa positiva, c’è un chiaro intento di verificare quali sono le cause di questo comportamento. 


Vuol dire che siamo consapevoli di una modalità comportamentale errata, ma non sappiamo come risolverla. Riconosciamo il problema, ma non riusciamo ad interrompere questo schema.


Tuttavia, c’è chi nemmeno si pone il problema e continua a mangiare a dismisura, nonostante il disagio fisico che ne deriva.

Origine della fame emotiva

Alcuni studi ritengono che la causa della fame emotiva si sviluppi nella prima infanzia


Secondo questa teoria, è essenziale che la mamma capisca quando il bambino avverte un reale bisogno di mangiare e quindi soddisfi la fame porgendogli il seno o il biberon, evitando di offrirgli il cibo quando il pianto infantile non è effettivamente una conseguenza della fame. 


Se questa giusta interpretazione della mamma non si verifica, è probabile che il figlio crescerà senza essere capace di elaborare una giusta identificazione della fame e non saprà distinguere tra questa ed altre sensazioni. Così, nell’età adulta, diversi stati d’animo come l’ansia, la tensione, la collera verranno interpretati nel modo sbagliato con conseguente ricerca e assunzione eccessiva di cibo.

Cosa si nasconde dietro l’ansia di mangiare

È comprensibile, e anche già ribadito, che dietro la fame ansiosa si nasconde sempre una componente emotiva, quindi, il cibo diventa un modo per soddisfare rapidamente i propri bisogni, per godersi un momento di pausa con qualcosa di dolce, un capriccio salato, qualcosa di super saporito e pieno di grassi che riempie, dandoci un momentaneo sollievo. 


Scegliamo spesso alimenti zuccherini, perché il sapore dolce aumenta il livello di endorfine, sostanze prodotte dal cervello (neurotrasmettitori), cioè messaggeri chimici del corpo, che una volta rilasciati, ci aiutano a:

  • ­alleviare il dolore;
  • ­ridurre i livelli di stress;
  • ­generare una sensazione di benessere.

Elementi su base esperienziale

Quello che riscontro spesso, quando le persone si rivolgono a me per questa problematica, sono i problemi di coppia, le relazioni madre-figli, le collaborazioni tra colleghi o il rapporto con datori di lavoro o superiori


Dinamiche che rientrano chiaramente nei processi di cui ti ho parlato, ed ecco che la fame ansiosa ha come conseguenza quella di prendere peso. Ad esempio, ci sono cose che vorremmo dire al nostro partner, ma non abbiamo il coraggio di farlo, c’è una chiara infelicità di fondo e non sappiamo bene come gestirla e, invece di farlo, ci rifugiamo spesso nel cibo.


Un’altra dinamica che riscontro ricevendo nel mio studio è quella di non sentirsi bene con noi stessi. Capita che, guardandoci allo specchio, non ci piacciamo. Questo crea insoddisfazione e, quasi senza rendercene conto, ci mettiamo a mangiare. Perché quel sacchetto di patatine ci aiuta a non pensare, perché il cioccolatino in borsa è l’ideale di tanto in tanto, perché quando non riusciamo a dormire la notte, ci è di aiuto alzarci ed aprire il frigorifero.


Ci sono anche giorni in cui arriviamo a casa stressati, pieni di preoccupazioni e, invece di farci un bagno caldo e rilassarci, ascoltando della musica, subito sentiamo un vuoto allo stomaco che solo un dolcetto, una merendina può riempire. 


L’ansia, a volte, arriva nella nostra vita senza che ce ne rendiamo conto e mangiare diventa un’azione quotidiana facile, che apparentemente ci rilassa. Quando diamo qualcosa al nostro stomaco, ci sentiamo subito più soddisfatti e tranquilli.

Perché ho fame?

In primo luogo, bisogna logicamente capire qual è l’origine di quest’ansia. È a causa del lavoro? Hai un problema con il tuo partner? C’è qualcosa di te che non ti piace? Forse è arrivato il momento di farsi forza, essere coraggiosi e correre il rischio di essere più felici, di stare bene. Assopirsi equivale a non vivere, vale la pena provarci e la cosa da fare è andare in cerca della tua “vera fame”.


Se non sei fisicamente affamato (il tuo stomaco non brontola ed hai da poco assunto un normale pasto), potresti sentirti affamato di un abbraccio, di una rassicurazione o di affetto. Potresti avere fame di una relazione, di un’amicizia o di un riconoscimento professionale. Quello che ti consiglio è, per prima cosa, fare una lista di ciò di cui hai “fame” in questo momento. 


Prova a riconoscere di avere fame di qualcosa che il cibo non può dare.

Strumenti utili per agire sulle modalità di comportamento errate 

Ho davvero fame?

Ogni volta che apri la dispensa della cucina od il frigorifero per prendere la prima cosa che ti capita, prima di ritrovarti a mangiarla, cerca di metterti in ascolto di te stesso, delle sensazioni del tuo corpo e dei tuoi pensieri.  


E ti accorgerai che, magari, quello che il tuo corpo ti sta chiedendo non è cibo. 


Forse ti sta semplicemente chiedendo di risolvere quello che ti preoccupa e di smetterla di ingannarlo con dolci e stuzzichini. Ricordati: la tua fame non è sempre reale.

Sento un vuoto allo stomaco

Ogni volta che avverti un vuoto allo stomaco, fai dei piccoli esercizi di rilassamento


Invece di correre in cucina, siediti a terra con la schiena appoggiata al muro e inspira aria lentamente dal naso, mettendoti una mano sullo stomaco ed espira profondamente. 


Fallo dalle 5 alle 10 volte di seguito, possibilmente con gli occhi chiusi.

Il cibo può farmi stare bene?

Può sembrare una cosa molto stupida, ma ti chiedo di provare ugualmente a farla. 


Chiedi al dolcetto od al cioccolatino: «Vuoi abbracciarmi? Vuoi rassicurarmi? Vuoi essere mia amica/o?». 


Ovviamente, la risposta è no. 


L’unica cosa che quel dolce può offrirti è un momento di gratificazione temporanea, seguita dal rimorso. 


Puoi offrire a te stesso molto più di questo.

Come mi sento dopo essere caduto nella tentazione di quel cibo?

Non è la prima volta che hai voglia di mangiare per soddisfare la fame emotiva, e potrebbe non essere l’ultima. 


Quello che devi fare prima di cadere nella tentazione, perché quel determinato cibo, continuerà ad attrarti, è ricordarti come ti sentirai dopo aver fatto quella abbuffata. 


Prova a dire a te stesso: «Se mi avvento su quel dolce, come mi sentirò dopo?». Probabilmente deluso, gonfio e frustrato. 


Ricorda a te stesso: «Mangiare quel dolce potrebbe farmi stare bene temporaneamente, ma quella sensazione non durerà molto, anzi verrà presto rimpiazzata da sensi di colpa e altri stati d’animo non piacevoli».

Il cibo può darmi conforto?

Ogni volta che sei in cerca di cibo per un nutrimento emotivo, come conforto quando sei triste, rassicurazione quando hai paura od amore quando ti senti solo, fermati. 


Il cibo non può rimediare alla tua tristezza, paura o solitudine. 


Potresti ottenere un po’ di sollievo quando lo stai mangiando ma, in seguito, finito di assaporarlo, ti ritroverai proprio dove hai iniziato, cioè consapevole della tua tristezza, paura o della tua fame di compagnia ed amore.


Cerca, come ho specificato sopra, di rispondere a questi punti non ricorrendo al cibo. 


Quando sei triste, concederti di piangere potrà cominciare a darti sollievo. 


Quando hai paura, accetta innanzitutto il modo in cui ti senti. Avere paura è utile e fisiologico. Poi rassicura te stesso che, nella grande maggioranza dei casi, le cose possono essere gestite. 


Quando ti senti solo, ricordati che la solitudine non è e non deve essere sentita come uno stato negativo. Ricordate che stai avendo l’occasione di essere in compagnia di te stesso. Stare soli è un’esperienza fondamentale per ritrovare un autentico dialogo con i propri bisogni.


Ed è questa la vera chiave di lettura, vivere ed assaporare ogni nostro stato d’animo senza giudizio, come forse ci è stato insegnato da piccoli, a non piangere, ad essere amici di tutti pur di non stare soli, così come di non troncare una relazione benché tossica, correndo il rischio di non trovare la persona giusta. Schemi mentali che ci impediscono di evolvere e di vivere pienamente la nostra esistenza.

Cosa posso dire a me stesso quando sono tormentato dalla fame nervosa?

In queste situazioni, prova a dire a te stesso: «Ho una gran voglia di mangiare in questo momento, ma so che la mia è fame emotiva (ho appena consumato un pranzo abbondante!). 


Non ho il tempo, in questo preciso momento, di dedicare la mia piena attenzione ai miei sentimenti affamati (perché sono al lavoro, o sto accompagnando i miei figli a scuola o sto facendo altre attività). Mi prenderò cura di questi sentimenti non appena avrò il giusto tempo, cercando però di dargli uno spazio temporale durante la giornata stessa e non rimandare. Ma per ora mi limiterò a respirare e ad accettare come mi sento, lasciando fluire ogni stato emotivo».


E poi? Concentrati sul tuo respiro. Gli esercizi di respirazione sono molto utili ed efficaci. Respirare lentamente anche solo per un minuto, ti permetterà di scoprire che il desiderio di mangiare diminuisce.

Altri consigli utili…

Mangia cibi che ti sazino. Esistono alimenti ottimi per togliere la fame e che possono essere di grande aiuto, perché vantano numerosi benefici per il corpo. Prendi nota di questi alimenti:

  • l’avena;
  • ­le mele;
  • ­gli asparagi;
  • ­il petto di tacchino;
  • lo yogurt greco senza zuccheri;
  • gli spinaci;
  • l'infuso di dente di leone (tarassaco) o caffè di cicoria;
  • ­le mandorle.


In ultimo, ma non meno importante….

  • ­esci a camminare. Poche cose possono essere terapeutiche come una camminata anche sostenuta all’aria aperta. Ti aiuterà a relativizzare i problemi, ad alleviare l’ansia, a mettere in marcia il cuore ed a liberare la mente. Dopo la passeggiata, inizierai a vedere le cose in un altro modo. Vale la pena provarci!


Con questo articolo hai degli strumenti utili e di facile comprensione per gestire almeno in parte il problema della fame emotiva. Ci sono ulteriori rimedi, come la floriterapia o trattamenti olistici, tipo la riflessologia plantare, che ti aiuteranno maggiormente a sostenerti e affrontare la problematica.


Attraverso la consulenza naturopatica, potrò sicuramente guidarti in un percorso più completo, anche attraverso un’educazione alimentare individuale basata sulle tue esigenze.

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