Da oggi dieta!

Manuela Micucci • lug 03, 2020

Perché gran parte delle diete falliscono o meglio perché riprendiamo spesso i chili persi

Chi di noi non ha mai seguito una dieta? Al giorno d’oggi non c’è che l’imbarazzo della scelta e, soprattutto, la possibilità di attingere a vari professionisti del settore o ad una molteplicità di fonti attendibili e no.  

Qualora tu non abbia fallito già dai primi mesi (e sarebbe importante indagare sulla molteplicità dei fattori causali e sulla mancanza di volontà) ma abbia seguito il programma alimentare e il successivo mantenimento, capita spesso di riprendere peso negli anni successivi. Come è possibile? 

È necessario sgombrare il campo da una serie di convinzioni errate e sostituire, alla parola dieta, un modo di vivere che coinvolge molti aspetti della vita quotidiana, i quali contribuiscono alla nostra salute e quindi al mantenimento del giusto perso corporeo. 

Non associare quindi al termine dieta esclusivamente il cibo, ma la respirazione, il movimento, l’esposizione alla luce naturale del sole, un buon riposo notturno, pensieri ed emozioni. 

La lotta contro il grasso

Quasi tutti nel corso della nostra vita ci siamo imposti di iniziare una dieta, con l’obiettivo di perdere peso, a volte con urgenza e soprattutto con la convinzione di riuscirci in un periodo più o meno breve.  

Una decisione semplice da mettere in pratica, facendo leva sul fatto di riuscire a sottostare a regole e restrizioni a volte anche rigide, in vista di uno scopo utile alla salute e gratificante. Uno sforzo, se vogliamo, non particolarmente impegnativo per un fine raggiungibile! 

Eppure le statistiche ci dicono che oltre la metà delle persone che affrontano una dieta, che sia a ridotto contenuto di grassi o basata sulla restrizione dei carboidrati e spesso con pasti sostitutivi, riprende peso entro i due anni successivi. Come mai? Il problema non è soltanto fare i conti con la forza di volontà ma con la nostra biologia

Ed è proprio la biologia, cioè l’insieme di leggi che governano i fenomeni della vita e quindi anche quelli che interessano il nostro organismo, a remare contro i nostri tentativi di dimagrimento. 

È stata la naturopatia, tutti gli studi intrapresi oltre la scuola, a farmi comprendere questo concetto e la necessità di spiegare alle persone che si rivolgono a me che la prima cosa di cui devono rendersi conto, nel momento in cui decidono di intraprendere un percorso alimentare, è che non sarà soltanto una “lotta con se stesso” ma anche, in qualche modo, una “lotta con la natura”, la quale non accetta senza combattere che si intervenga su di lei. 

Indipendentemente dal fatto che la decisione di perdere peso sia dovuta a ragioni di salute o estetiche, siamo convinti che il nostro nemico sia sempre ed esclusivamente il grasso. Ma la biologia interpreta il grasso diversamente, ritenendolo essenziale per il mantenimento del nostro benessere. 

Il grasso ha le sue ragioni 

Il grasso in eccesso, quello che appunto vorremmo eliminare, in genere è lì per una buona ragione

È un tessuto isolante e protettivo che, appunto, ci difende dalle difficoltà e dallo stress in eccesso e, giustamente, la natura non vorrebbe che ce ne privassimo. Quando il nostro cervello percepisce uno stress, produce una sostanza denominata NEUROPEPTIDE Y, la quale segnala alle cellule adipose di immagazzinare più grasso. È come se. ogni volta che percepiamo una crisi, uno stato di emergenza, il nostro corpo sia programmato a rispondere a quel determinato allarme attraverso un preciso protocollo e si avrà, quindi, una risposta fisiologica rispetto alla provocazione. 

Le diete, pertanto, costituiscono uno stress per il nostro organismo, coinvolgendo il sistema nervoso vegetativo, quel complesso sistema di cellule e fibre che regolano in modo autonomo e, quindi, indipendentemente dal nostro controllo, le nostre funzioni vitali.  

Non possiamo avere sempre il controllo: le forze che si attivano a contrastare la perdita di peso 

Quando perdiamo peso, anche solo circa il 10% del peso corporeo, si verifica nell’immediato una riduzione dell’attività del nostro sistema nervoso simpatico, quello che controlla le funzioni involontarie del nostro corpo, come la contrazione muscolare, la dilatazione delle pupille, l’innalzamento della pressione del sangue e l’irrorazione sanguigna dai visceri verso i muscoli. Aumenta, invece, l’attività del parasimpatico, quello responsabile del riposo, della digestione e dell’immagazzinamento dell’energia, ovvero quello che governa il “RIPOSO”! 

Questo per spiegarvi che, in risposta al dimagrimento, la nostra parte non cosciente tenta, a tutti i costi, di preservare quel grasso che, al contrario, la parte consapevole sta cercando di eliminare. 

Ovviamente, questo concetto non giustifica i possibili fallimenti di una dieta né, tanto meno, diventa una consolante interpretazione psicologica. È semplicemente la constatazione di un fenomeno biologico scientificamente accertato, allo scopo di finalità protettive per la specie. 

Pertanto, la difficoltà nel bruciare il grasso in eccesso non dipende solo dalla nostra volontà o perché non possediamo la costanza necessaria per affrontare un cambio alimentare e neppure perché, inconsciamente, desideriamo punirci, ma semplicemente perché il nostro corpo sta cercando di difendersi da una condizione cui non può resistere altrimenti. È il nostro “piano B” in una situazione di sofferenza. 

Mangiare meno oggi potrebbe portarti a riprendere peso domani! 

Vorrei spiegarti un altro meccanismo fisiologico che determina il ruolo della biologia di fronte al dimagrimento. 

Oltre al sopracitato neuropeptide Y il quale, stimolando l’appetito, segnala alle cellule adipose di accumulare più grasso, ci sono altri meccanismi responsabili del mantenerci addosso la protezione del grasso

Quando ci mettiamo a dieta, il nostro sistema endocrino (vale a dire il nostro equilibrio ormonale) subisce delle modifiche: si avrà una diminuzione degli ormoni tiroidei e sessuali a favore della GRELINA, ormone che stimola l’appetito, e del CORTISOLO, ormone dello stress, in risposta appunto allo stress psicofisico indotto dalle restrizioni alimentari. Queste variazioni ormonali abbassano il consumo calorico giornaliero, riducendo la sensazione di sazietà e aumentando la percezione della fame. 

A remare contro di noi, poi, ci sono anche i batteri o, almeno, la maggioranza di essi. La flora batterica intestinale “reagisce male” alla decisione di dimagrire, infatti, a seguito di una perdita di peso, il nostro microbiota, cioè la popolazione di batteri che colonizza l’intestino, inizia a consumare una maggiore quantità di flavonoidi, che sono una tipologia di antiossidanti. La diminuzione di antiossidanti fa sì che i mitocondri (le centrali energetiche all’interno della cellula) producano maggiore stress ossidativo, il quale rallenta il lavoro di trasformazione dei nutrienti provenienti dal cibo in energia. Il risultato sarà un rallentamento del metabolismo che appunto non solo potrebbe non farci perdere peso, ma riprenderlo nel momento in cui riprendiamo a mangiare come prima. 

La restrizione calorica rallenta il metabolismo e le diete dimagranti alterano il naturale rapporto con il cibo 

Quando iniziamo una dieta dimagrante, il nostro corpo avverte una riduzione della disponibilità di calorie, alla quale reagisce adattandosi a bruciarne di meno grazie ad un rallentamento metabolico. 

Come detto nel paragrafo precedente, la dieta viene percepita dal nostro organismo al pari di uno stress, al quale reagiamo mangiando di più per proteggerci accumulando grasso. Nel caso specifico, lo stress per il nostro organismo si materializza nel non poter mangiare quando si ha fame e la sua reazione, necessaria e corretta ai fini della sopravvivenza, è biologicamente determinata e si oppone al dimagrimento. In merito a questa definizione, mi sento di aggiungere che il nostro corpo è stato programmato per la carestia e non per l’abbondanza ma abbiamo, nel tempo, con gli errati stili di vita, modificato questa programmazione biologica innata, spostando la lancetta verso l’abbondanza! 

Detto ciò, in natura, tutti gli esseri viventi posseggono una conoscenza innata del proprio fabbisogno calorico e sono in grado di regolare l’assunzione di cibo in base alle diverse esigenze, senza che nessuno glielo abbia insegnato o imposto. È questa predisposizione che spinge il neonato a cercare il seno materno quando ne ha bisogno. Un “sapere naturale” che può tuttavia essere cancellato dai condizionamenti dettati dalle diete che impongono quando mangiare, sia che abbiamo o non abbiamo fame, cosa mangiare che ci piaccia o non ci piaccia e quanto mangiare, che siamo sazi o non lo siamo. 

Alimentazione naturopatica: un approccio dolce e naturale per ritornare in forma e mantenere il peso ideale.

Siamo abituati a pensare che, se vogliamo dimagrire, dobbiamo rivolgerci al nutrizionista, al dietologo, al dietista e non abbiamo mai pensato che la naturopatia può essere un valido aiuto nella perdita di peso.

Ovviamente, il naturopata non prescrive una dieta con le grammature, perché esula dal suo compito, ma cerca di far tornare a funzionare correttamente la macchina biologica insita in ognuno di noi, correggendo in modo anche significativo l’alimentazione e lo stile di vita dell’individuo. Pertanto, perdere peso non si ridurrà esclusivamente al cibo, ma terrà in considerazione una molteplicità di fattori sui quali sarà necessario intervenire, con la consapevolezza e la compartecipazione dell’individuo. Andrà valutata la persona nella sua interezza, dalle predisposizioni genetiche, al suo terreno costituzionale, al suo stile di vita e anche al suo vissuto.

Il naturopata, come il sarto che cuce un vestito su misura, individuerà il giusto percorso alimentare da seguire sulla base di una serie di elementi raccolti, intervenendo, quindi, sul piano fisico, emozionale e mentale della persona. 

La perdita di peso potrebbe essere il punto di partenza e non per forza di arrivo all’interno di un percorso individuale, ma sicuramente nell’interessi di un risultato che non sia limitato nel tempo ma duraturo e acquisito.
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